Tra i tanti titoli dati alla Madre di Dio, questa sera riecheggia anche quello di “Sinfonia dell’amore”. Un titolo tutto musicale che rimanda a un Dio che si è divertito ad essere il compositore di una grande e sublime opera intitolata: “Maria”.
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La musica liturgica nella diocesi di Napoli: intervista a Giovanni Aprea
- Ciao Giovanni, subito una domanda immediata che richiede una risposta altrettanto rapida: la Chiesa di Napoli canta?
Certamente! Si può dire, in generale, che il rapporto dei napoletani con il canto è stato ed è di tipo viscerale. E, ringraziando Dio, posso affermare che questo attaccamento passionale verso il canto lo si registra ancora nelle nostre chiese, seppur con esigenze e modalità talvolta discutibili. Sicuramente non è più il canto dei secoli passati, ma è un canto che, come tutte le cose e come in tutti i luoghi, si è adattato anch’esso, alla sterile modernità. Ma a quest’ultima, fortunatamente, resistono ancora varie forme di canto sacro popolare, tramandatesi nel tempo. Come non ricordare le tantissime canzoncine composte dal napoletano S. Alfonso Maria Dè Liguori, che ancora oggi cantiamo e facciamo cantare nelle nostre chiese in tante occasioni: le tre famose pastorali natalizie “Tu scendi dalle stelle”, “Fermarono i cieli” e “Quanno nascette ninno”, e le canzoncine dedicate alla Madonna: “O Bella mia speranza”, “Salve del ciel Regina”, le litanie della Madonna e tante altre. Come ancora sopravvivono nel tempo tanti altri canti, talvolta non scritti, che ancora oggi accompagnano pii esercizi, preghiere, processioni, riti collettivi e “Serenate alla Madonna”, pratiche, usi e costumi che possono talvolta far storcere il naso solo a chi è dotato di una ignoranza antropologica o a chi non vuole comprendere l’importanza di queste forme collettive di canto popolare, che persino la Sacrosanctum Concilium, esorta a «promuovere con impegno». Continua a leggere
Il ministero del coro liturgico: quando il canto diventa “servizio”
Il canto è un’interazione tra testo e musica ed è compito di chi canta far vivere le parole dentro e fuori di sé, per donare a chi ascolta il loro contenuto profondo; è come se il canto prestasse le ali alle parole perché possano esprimere quello che da sole non riuscirebbero a dire. La Chiesa ha avuto da sempre una particolare predilezione verso il canto, avendone intuito l’inestimabile valore, che lo ha elevato a linguaggio privilegiato per meglio celebrare l’incontro tra Dio e il suo popolo . Continua a leggere