- Ciao Giovanni, subito una domanda immediata che richiede una risposta altrettanto rapida: la Chiesa di Napoli canta?
Certamente! Si può dire, in generale, che il rapporto dei napoletani con il canto è stato ed è di tipo viscerale. E, ringraziando Dio, posso affermare che questo attaccamento passionale verso il canto lo si registra ancora nelle nostre chiese, seppur con esigenze e modalità talvolta discutibili. Sicuramente non è più il canto dei secoli passati, ma è un canto che, come tutte le cose e come in tutti i luoghi, si è adattato anch’esso, alla sterile modernità. Ma a quest’ultima, fortunatamente, resistono ancora varie forme di canto sacro popolare, tramandatesi nel tempo. Come non ricordare le tantissime canzoncine composte dal napoletano S. Alfonso Maria Dè Liguori, che ancora oggi cantiamo e facciamo cantare nelle nostre chiese in tante occasioni: le tre famose pastorali natalizie “Tu scendi dalle stelle”, “Fermarono i cieli” e “Quanno nascette ninno”, e le canzoncine dedicate alla Madonna: “O Bella mia speranza”, “Salve del ciel Regina”, le litanie della Madonna e tante altre. Come ancora sopravvivono nel tempo tanti altri canti, talvolta non scritti, che ancora oggi accompagnano pii esercizi, preghiere, processioni, riti collettivi e “Serenate alla Madonna”, pratiche, usi e costumi che possono talvolta far storcere il naso solo a chi è dotato di una ignoranza antropologica o a chi non vuole comprendere l’importanza di queste forme collettive di canto popolare, che persino la Sacrosanctum Concilium, esorta a «promuovere con impegno». Continua a leggere